"La domenica mattina scrissi a Naoko. Nella lettera le raccontai del padre di Midori. Scrissi che ero andato a trovare in ospedale il padre di una compagna di corso, che mi ero messo a mangiare dei cetrioli trovati lì e che anche a lui, vedendomi, era venuta voglia e ne aveva mangiato uno. Purtroppo cinque giorni dopo era morto, e io ancora non riuscivo a togliermi dalla mente il rumore che faceva sgranocchiando il suo cetriolo. La morte di qualcuno lascia sempre nella mente i ricordi più stupidi e buffi, scrivevo.
"Ogni mattina appena mi sveglio mi ricordo di te e Reiko nelle gabbie degli uccelli," continuava la lettera. "Mi ricordo i pavoni, i piccioni, il pappagallo, i tacchini, quei piccoli conigli, e i vostri impermeabili gialli col cappuccio in quella mattina di pioggia. È bello pensare a te mentre sto ancora a letto al calduccio. Posso quasi immaginare che tu sia accanto a me che dormi tutta raggomitolata. Come sarebbe bello se fosse vero.
"Anche se ogni tanto mi vengono degli attacchi di solitudine, in generale sto abbastanza bene. Anch'io ho il mio programma quotidiano per mantenermi attivo, come fai tu occupandoti degli animali e lavorando nei campi. Il mio programma è il seguente: mi alzo, mi lavo i denti, mi faccio la barba, scendo a colazione, mi vesto, esco dal collegio e vado all'università. È un allenamento che mi da la forza di vivere bene le mie giornate. Io non ci faccio caso, ma la gente attorno a me mi fa notare che ogni tanto parlo da solo, il che dimostra con quanto impegno svolgo il mio quotidiano programma di autodisciplina.
"Non poterti vedere è duro, ma la mia vita a Tokyo sarebbe molto più triste se tu non ci fossi. È solo il pensiero di te che a letto la mattina mi da la forza di stringere i denti e di cercare di andare avanti bene. Penso che devo sforzarmi e fare del mio meglio proprio come stai facendo tu laggiù.
"Oggi è domenica, giornata di riposo dal mio allenamento quotidiano. Ti scrivo dopo aver lavato come sempre la mia roba. Dopo aver finito, affrancato e spedito questa lettera, non mi resterà niente da fare fino al tardo pomeriggio. La domenica non studio. Non ne ho bisogno, dato che lo faccio già abbastanza gli altri giorni in biblioteca tra una lezione e l'altra. I pomeriggi della domenica sono tranquilli, silenziosi e tristi. Di solito leggo un libro o ascolto della musica. A volte cerco di ricordare ad una ad una tutte le strade che percorrevamo nelle nostre passeggiate quando tu eri a Tokyo. Ma quello che riesco a ricordare con più chiarezza sono i tuoi vestiti. I miei pomeriggi domenicali sono affollati di ricordi.
"Salutami tanto Reiko. La sera ho molta nostalgia della sua chitarra.
Tom"
Haruki Murakami - Norwegian wood/Tokyo blues, pt.6.