Oggi ho salutato Barbara e Roger.
Insieme ad Oscar e ai suoi continui e piacevoli autoinviti
dentro la parte di casa che abitavo io, mi hanno tenuto compagnia negli ultimi
3 mesi. Una chiacchiera alla volta, ho imparato a conoscerli piano piano ogni
giorno un po’ di più.
Di lui mi piace l’ottimismo, la perseveranza, la praticità.
Mi ha insegnato ad installare uno spillatore per la birra e a cambiare/riparare
la ruota di una bicicletta. Per quanto mi riguarda, nessuno l’aveva mai fatto. Per questo l'ho abbracciato, alla stazione.
Di lei il fatto di saper essere estremamente gentile e un po’
lunatica: per starle dietro, ho imparato a essere meno permaloso e ad adattarmi ancora di più, magari a rispondere per le rime, ad esercitarmi con lo humor inglese.
Battibecca spesso con suo marito, ma credo di aver
capito che sia tutto un gioco. E se lo fa nonostante, o proprio perché, siano
sposati da 42 anni, forse il fatto che mi riservasse lo stesso trattamento devo
prenderlo come un qualcosa di positivo. Per questo l'ho abbracciata, nel cortile.
Ieri abbiamo cenato insieme. Mi hanno ringraziato per
tante cose, la più importante delle quali essere capitato nella loro vita in un
momento in cui la loro vita gli stava offrendo dei risvolti amari, vuoi
per la famiglia, vuoi per il lavoro. Poi li ho ringraziati io, e i motivi erano più
o meno gli stessi.
Infine gli ho dato la busta che conteneva la foto che ho fatto stampare per regalargliela. Lei continuava a far rimbalzare il suo sguardo tra me e il regalo, provando ad accennare qualcosa ma infine lasciando che le lacrime scendessero libere -scusandosi-, forse per la dedica o più
probabilmente per il soggetto: Oscar, seduto sul prato, in pieno sole, accanto
a dei ranuncoli gialli spuntati velocemente (“perché la primavera avanza ad una
velocità di 100 miglia al giorno” -me l’ha detto Roger, e penso che sia davvero una frase
bellissima), luce calda, muso all’insù, occhi dritti in camera. Gliel’ho scattata un paio di settimane fa, in quel momento senza pensare cosa potesse
significare ma solo perché quel prato assolato e quel cane nero alle 2 mi avevano sorpreso e
attirato.
Martedì Oscar non ci sarà più, è molto malato e non ha senso
continuare a farlo soffrire.
Quella foto invece, con tutta la mia gratitudine, resterà per
sempre. È anche a questo che servono, no?