15.6.13
































































































Ho passato 10 ore a Brisbane e ho camminato più o meno 13 kilometri.
Ho incontrato tante persone e con alcune di loro mi sono fermato a parlare prima di chiedere di scattargli una foto.
Brisbane CBD sembra New York in miniatura. I grattacieli ci sono e anche le chiese di mattoncini rossi che cercano di resistere ai palazzi in vetro non mancano. Milioni di asiatici tutt’intorno, asiatici trapiantati che oramai sono australiani e parlano il loro accento e finiscono ogni frase con “hey”.
Ho provato il cappuccino più buono di tutta la città dal banchetto di Brendan sul Goodwill Bridge. Brendan sembra Richard Branson della Virgin, e con la sua giacchetta, la camicia a quadri e la pochette verde se la gode con il sole e con la vista.
Lyle è un’habitué e ogni settimana si ferma con la sua bicicletta, si riposa e poi riparte e continua a pedalare. E’ sulla settantina ed è patita della bicicletta. Quando ha saputo da dove vengo mi ha chiesto del giro d’Italia, e l’unica cosa che sapevo è che è stato interrotto per un paio di giorni per maltempo. Coincidenza vuole che tanti anni fa sia stata nella stessa bellissima isola dove io e Stefania vogliamo andare a agosto, e allora ha cominciato a parlare del mare, della barriera corallina, di quanto al nord non stiano facendo niente per proteggerla e di quanto sia importante conservarla perché ha sentito che le prossime cure dei tumori verranno dal mare…
Entrambi hanno voluto sapere del mio blog, e Brendan l’ha visto subito dall’iphone..

Alla galleria d’arte contemporanea c’era un’esposizione bellissima. Il tema è la colonizzazione dell’Australia e la sofferenza che gli aborigeni hanno dovuto sopportare. Dentro ci sono due cinema che noi, in un museo, ce li sogniamo, e ogni giorno proiettano due documentari autoprodotti che fanno parte della serie “My life as I live it - First people and black cinema”. Ieri c’era “Patu!” che raccontava della storia delle proteste neozelandesi del 1981 che si opponevano al rugby tour Sud-Africano e che dimostravano solidarietà alle vittime dell’apartheid.

Stefy a agosto ci torniamo..!
p.s. Chissà se Attila e Julie sono ancora insieme?