30.1.17


"Chiusi gli occhi e nel buio mi immersi per un po' nei ricordi. Il rumore del vento mi arrivava all'orecchio più distinto del normale. Non era un vento forte, ma mentre mi sfiorava la pelle, il suo soffio sembrava avere una particolare densità. Quando riaprii gli occhi l'oscurità della sera d'estate si era fatta un po' più profonda.
Aprii il coperchio del barattolo e lasciai uscire la lucciola, posandola sull'orlo del serbatoio che era alto due, tre centimetri. La lucciola non sembrava rendersi bene conto della nuova situazione. Vacillando fece un giro attorno a un bullone e posò le zampette su una crosta di vernice. Provò a fare qualche passo a destra, ma quando si rese conto che la strada lì era sbarrata, ritornò a sinistra. Poi, impiegando un po' di tempo, riuscì ad arrampicarsi fin sulla testa del bullone, dove si fermò. Quindi restò lì ferma come se fosse morta.
Io, appoggiato alla ringhiera, guardavo la lucciola. Tutti e due restammo a lungo così, perfettamente immobili. L'unica cosa che si muoveva attorno a noi era il vento. Nell'oscurità si sentiva il fruscio delle fitte foglie del keyaki.
Continuai ad aspettare a lungo.
Fu solo dopo molto tempo che la lucciola si sollevò in volo. Come se si fosse risvegliata all'improvviso, allargò le ali e un attimo dopo aveva già oltrepassato la ringhiera e fluttuava nell'oscurità. Poi, quasi volesse recuperare il tempo perduto, disegnò un rapido arco nell'aria accanto al serbatoio. Restò ferma lì per un po' a guardare la sua scia di luce confondersi col vento, poi finalmente si allontanò in volo, in direzione est.
Anche dopo che la lucciola era scomparsa, la sua scia luminosa restò ancora a lungo dentro di me. Nel buio totale dietro i miei occhi chiusi, quella piccola pallida luce continuò a vagare molto a lungo, come uno spirito inquieto.
In quel buio provai molte volte ad allungare la mano. Le mie dita però non incontravano niente. Quella piccola luce era sempre un po' più avanti."

Haruki Murakami - Norwegian wood/Tokyo blues, pt.4.