17.2.17


Stamattina alle 9:20 dopo solo due ore di sonno ho urlato, o forse l'ho solo immaginato come quando si sogna di cadere e allora si fa uno scatto improvviso. Però avevo gli occhi lucidi. Era stato un sogno orrendo, triste, malinconico, pieno di rimpianti che avevano preso forma per l'ennesima volta.
C'erano di mezzo dei denti che cadevano (i miei) a forza di pugni e la disperazione per aver preso coscienza che sarebbero per sempre rimasti così senza la minima possibilità che tornassero come prima.
Ho dovuto guardarmi intorno, cercare qualcosa che mi dicesse che era tutto (non proprio tutto) finto, capire che ore fossero, scrivere per essere calmato prima di potermi riaddormentare e dormire come al solito fino alle 2.
"Perdere un dente rappresenta il lasciarsi alle spalle qualcosa di vecchio per far spazio al nuovo che sta per arrivare".

Oggi pomeriggio ad un tavolo si parlava del viaggio in Grecia che ho chiesto di far coincidere con il concerto del primo aprile di Brunori sas. Senza neanche accorgermene o forse accorgendomene ma senza riuscire a fare nulla per fermarmi, mi sono commosso ascoltando le note e le parole di una sua canzone che mia madre stava sentendo per la prima volta e che io, non esagero, forse per la centesima in 2 mesi. Mi sono vergognato di essermi fatto vedere così, ho avuto paura di aver pensato che dopo 3 mesi qui non sono ancora tornato a stare bene come pensavo e ho avuto il terrore di riconoscermi per un attimo in quello che non ha più il coraggio di rischiare di diventare quello che gli pare. Gli accordi di settima eccedente hanno fatto il resto. E pensa se invece fosse partita Canzoni contro la paura.

"Mentre la primavera raggiungeva il culmine io non potevo fare a meno di sentirmi sempre più angosciato e inquieto. L'angoscia mi assaliva soprattutto al tramonto. Senza alcuna ragione apparente se non l'oscurità che si addensava o il profumo di magnolie che impregnava l'aria, a un tratto sentivo il mio cuore farsi più pesante e sussultare come per una scossa o una ferita inattesa. Allora chiudevo forte gli occhi e stringevo i denti aspettando che passasse. E piano piano passava, ma lasciandomi un po' indolenzito dentro."
Haruki Murakami - Norwegian wood/Tokyo blues, pt.8.

Poi stanotte ho bevuto il mio solito litro di caffé delle 11 con i pancake, ho finito un altro libro -il quinto da quando sono qui- e ho pensato di riprendere in mano Storie di ordinaria follia di Bukowski, ho ascoltato una canzone (Obi -Somewhere nicer) che mi ha fatto tornare la voglia di ricominciare la chitarra per smetterla una volta per tutte di fare finta di suonarla ad occhi chiusi, aprendoli solo per cambiare accordi, e cantare, cantare forte, cantare tutte le parole delle canzoni che mi piacciono -l'ho fatto anche stavolta. E dopo tutto questo ho ricevuto due messaggi da Giulia e Alessio. I primi auguri, uno testo, uno video. Entrambi mi hanno scaldato il cuore e fatto sentire proprio bene.
Non vedo l'ora di riabbracciarli.